Accade spesso di sentir parlare di periferie d’Italia e del mondo solo per una meracronaca negativa, legata quasi sempre alla criminalità organizzata, per la dispersione scolastica, per le case fatiscenti e tante altre considerazioni negative. Spinto dalla voglia di seguire sui social un nuovo amico, mi imbatto in un post bellissimo: “Librino è bello anche per questo, se non lo conosci non parli”, con la foto del nuovo murales dell’ex palazzo di cemento un tempo oggetto di spaccio, riqualificato e consegnato ai cittadini senza casa. Lui, Salvo Rizzotti, chef del Mercure Hotel Catania, di fede e tifo sampdoriano (basta già questo per capire l’estro dello stesso) posta un’altra bellissima foto, quella della nipotina Martina unitamente a tutta la squadra di rugby femminile dei Briganti sul nuovo manto erboso pronte a gareggiare. I Briganti da anni infondono la cultura dell’inclusione sociale e sportiva, puntando attraverso lo sport alla cultura della legalità, unica arma che può e deve sottrarre i minori alla dispersione scolastica ed all’illegalità diffusa. Domenica, il sole primaverile di Catania dava sostegno a queste ragazze che inauguravano il campo ospitando un quadrangolare con le rappresentative femminili di Palermo, Ragusa e Malta. Lo sport è cultura, disciplina, è vita. In molti hanno sottovalutato negli anni, da Nord a Sud, la sua importanza, salvo poi ricordarsene non per l’impatto sociale e la leva di volano che questo rappresenta ma bensì per le vittorie solitarie dei nostri campioni alle Olimpiadi, alle competizioni internazionali e nazionali. Lo sport è inclusione e democrazia, accetta tutto e tutti, purché si rispettino le regole del gioco; ci ha insegnato attraverso modelli di grinta come Bebè Vio, Zanardi ed il mio amico Alessandro Ossola (atleti paraolimpici che hannoriscritto la storia dello sport e della loro vita) che nulla è impossibile se coltivi tenacia e talento, attraverso disciplina e correttezza. Queste ragazze che praticano l’arte nobile del rugby, che con il suo terzo tempo ha insegnato al mondo intero che ci si scontra in campo per poi stringersi la mano a fine partita e brindare insieme, hanno acceso una luce di speranza in me, e in chi stava sugli spalti, che la nostra Catania non è finita, che può e deve rialzarsi verso una nuova primavera culturale, sociale e imprenditoriale. La nostra città deve fare gruppo come Martina e le sue tenaci compagne di squadra, perché da soli non si vince ed il rugby, come dice il grande Luciano Bellaprima, mitico giocatore della gloriosa Amatori Rugby, detto Animal, è lo sport che ti insegna ad andare avanti passando l’ovale indietro: grande metafora di sport e di vita. I rugbisti che ho conosciuto nella mia vita mi hanno lasciato tanto, uno su tutti il grandezio Alfio Gullo detto “facci i prastica” in dialetto, tradotto “faccia di plastica” che da ragazzi ripeteva a me e Luca: “Dovete avere cuore perché è con quello che viene il coraggio”. Queste ragazze ne hanno da vendere, perché si sacrificano negli allenamenti alla stregua dei colleghi maschi, poi perché studiano e non mollano lo sport, pertanto hanno disciplina, e infine perché potrebbero alla loro giovane età fare certamente altro ed assecondare magari le scelte del mondo comune. Siete delle Leonesse. Grazie a chi me le ha fatte conoscere anche solo con uno scatto, ma ancor di più grazie a chi ci sta mettendo il cuore nel progetto ed alle istituzioni rappresentate dal mio amico Assessore Sergio Parisi, grande uomo di sport, che ha affidato il campo ai Briganti ma che ha lottato per il rifacimento dello stesso. #LaSiciliacheVogliamo22 ha bisogno di questi modelli virtuosi. Catania siamo Noi, non dimentichiamolo. Un abbraccio forte alle ragazze ed ai lettori.
Carmelo Sciacca