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Viaggio alle origini dell’esotismo.

by admin

Iniziato il nuovo anno pieno di buoni auspici, per tutto il prossimo 2015, questo mese ho deciso

di fare un salto nelle isole di Tahiti con Merahi metua no Tehamana del 1893, all”Art lstutute of Chi­cago è uno dei tanti capolavori di Paul Gauguin, l’artista in fuga dalla civiltà, (Pa­rigi 1848- Tahiti 1903), che da quando vi mise piede fu accolto dai nativi ed oltre a subire il fascino delle spiagge incontami­nate che si trovò davanti, delle tradizioni native, invece che occidentalizzarli, come fino ad allora si cercò di fare, Gauguin ne accentua i tratti specifici, dalla fisionomia corporea fino ai costumi di vita. Chi di noi non si è trovato davanti ad un’immagine delle tahitiane dei suoi quadri, stese sot­to le palme, semi nude, in gruppo, con i fiori tra i capelli, al bagno, in primo pia­no. Nei suoi primi quadri, corrispondenti al periodo iniziale del suo soggiorno, Gauguin al pari di un etnologo, registra e documenta attitudini, modi e compor­tamenti propri del nuovo popolo con cui era entrato in contatto. Ricerca miti, divi­nità e leggende facendole protagoniste di molti suoi quadri, letta negli ultimi anni come un atto liberatorio del retag­gio culturale dei nativi. Gli ultimi anni in particolare del suo soggiorno, a stretto contatto con la vita selvaggia che trova sulle Isole Marchesi, furono di notevole risalto le esperienze vissute e riportate nei dipinti di questo periodo. Gauguin attivamente inserito all’epoca nella cer­chia dei simbolisti, ammirò molto anche l’arte giapponese e arrivò ad essere il Gauguin che oggi conosciamo nei suoi più grandi capolavori dopo una sua per­sonale ricerca che in una terra lontana condusse per certi aspetti in modo isolato. Perseguì il diritto dell’artista di ricre­are la natura per mezzo dell’espressione delle linee e del colore. Il pittore scrive nel suo libro” NOA_NOA”: “Parto per star­mene tranquillo lontano dalla civiltà. Voglio fare dell’arte semplice, molto semplice; per questo ho bisogno di ritro­vare le mie forze a contatto con la natura ancora vergine, di vedere solo selvaggi e vivere la loro vita, senz’altra preoccupa­zione che tradurre con la semplicità di un bambino le fantasie della mente con gli unici mezzi veri ed efficaci: quelli dell’ar­te primitiva:’ Una volta arrivato, possia­mo dire che la maggiore delusione del pittore fu scoprire che la religione e i ma­nufatti veramente tahitiani non esisteva­no più; infatti, quale colonia francese, Ta­hiti era stata sottoposta ad un processo di europeizzazione. Fatto sta che queste terre incantarono Gauguin, dove morì

 

Giada Di Vita
giadadivita@virgilio.it

www.artisvivendi.blogspot.it

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